PALAZZO

La seconda parte di questo progetto fotografico è stata realizzata all’interno degli spazi di Villa/ Palazzo Ghellini (Villaverla). Simbolo dell’idea di casa-nido nata nel contesto borghese europeo dell’Ottocento, il Palazzo non è soltanto l’emblema della sontuosità architettonica, ma si presenta come microcosmo delle dinamiche sociali e culturali dell’epoca. Tradizionalmente destinato ad accogliere sovrani, principi e famiglie appartenenti all’élite, lo spazio domestico borghese ha contribuito a rafforzare la dicotomia tra privato e pubblico diventando dimora e simbolo del potere, luogo in cui le gerarchie sociali trovavano la loro massima espressione e dove venivano stabilite e rafforzate le norme che regolavano la vita quotidiana.

Queste regole relegavano spesso la donna a un ruolo subalterno, confinandola all’interno della sfera domestica, al riparo dal mondo esterno. Nasceva così il concetto di casa-dolce-casa in cui la donna figurava come “regina” dello spazio domestico, all’interno del quale si trovava paradossalmente intrappolata. Privata di spazi a lei dedicati e costretta a incarnare costantemente il ruolo di madre oltre che di responsabile della cura del palazzo, la donna veniva privata di molte libertà, dei suoi desideri e delle sue aspirazioni, succube di un sistema patriarcale che la riduceva a un’entità il cui valore era definito unicamente in funzione del mantenimento della struttura familiare e sociale.

Nella narrativa proposta da questa successione di scatti fotografici, le modelle rappresentano una donna, o meglio tutte le donne che, rendendosi conto delle ingiustizie che sistematicamente subiscono per il solo fatto di essere donne, intraprendono una lotta per la riappropriazione dei loro luoghi, dei loro diritti e delle loro libertà: una sorta di risveglio per svincolarsi dall’idea di donna come soggettività legata al solo spazio domestico e privato.

Tale movimento, all’interno del progetto, parte proprio dalla rivendicazione dei propri spazi personali all’interno del Palazzo che, in questo senso, non è unicamente una struttura fisica, ma anche un simbolo di evasione dalle

dinamiche sociali imposte dall’uomo sulla donna, un luogo di resistenza contro l’oppressione delle dinamiche patriarcali che pervadono lo spazio domestico.

Calata in questo progetto artistico, la lotta prende forma attraverso la rappresentazione di donne che si spogliano progressivamente dei loro abiti, i quali simboleggiano i diversi strati di convenzioni e ruoli sociali attribuiti e imposti loro dal sistema dominante.

Attraverso la nudità, mettendo in luce le parti del corpo femminile che vengono generalmente invisibilizzate perché considerate tabù, queste donne rivendicano la propria identità e la propria libertà, facendo della loro corporeità un simbolo di forza e consapevolezza.

Al contempo, il Palazzo si trasforma in un potente luogo di resistenza e di riaffermazione della libertà individuale, uno strumento di lotta contro le rigide gerarchie e le disuguaglianze di genere che ancora legittimizzano le dinamiche di potere volte al controllo, all’assoggettamento e al del potenziamento delle soggettività di sesso femminile.

RINGRAZIAMENTI

ART DIRECTOR

GIOVANNI VITTORIO BINOTTO

STYLIST

VITTORIA COLAGIOVANNI

FOTOGRAFA

CHIARA FRANCESCHIN

MAKE UP ARTIST

NICOLE BORGO

MODELLE

NICOLE BETTI

MARTINA DALLA VECCHIA

ANITA FERRARI

ASSISTENTE STYLIST

MARCO MONTI DI SOPRA

TERESA PIETROBON

EDITOR

ADAM BENBAREK

ASSISITENZA

SONIA TRABALDO

LOCATION

VILLA GHELLINI

VILLAVERLA (VI)